Qualcosa sui Vincanto
Trovare il nome è stata una delle cose più difficile… le idee che ci venivano erano orribili… Le formicuzze, le antiche geometrie del vino… Poi un giorno un’amica alla lontana ha avuto l’idea, grazie a un ritardo di Trenitalia. Avevamo bisogno di un nome, perché per la prima volta ci esibivamo per lo SPI-CGIL, l’8 marzo, e ci avevano chiesto cosa dovevano scrivere sui manifesti.
Manifesti?
Nome?
Ebbene sì, alla fine il nome è arrivato, e subito tanti concerti.
Eravamo giovani e incoscienti. E non è retorica. Eravamo proprio scemi. Sapevamo ben poco di musica popolare, i nostri concerti erano alimentati da dosi massicce di vino e di tempi accellerati… Perché pensavamo che per avvicinare i giovani dovevamo accellerare il tempo e rendere ballabili le canzoni. Riascoltando le vecchie registrazioni dei concerti si nota subito, oltre gli errori e le grida sguaiate soprattutto della parte maschile del gruppo, una tendenza ossessiva all’accellerazione dei ritmi…
Abbiamo suonato su palchi enormi e pieni di luci psichedeliche e su pedane più simili a pollai; abbiamo condiviso il palco con Ivan Della Mea, Serafino Soldani, Francesca Breschi e tanti altri artisti di quel mondo strano e variegato che è il mondo della musica di tradizione orale…e spesso non c’è nemmeno una fotografia per ricordarlo.
Abbiamo suonato al circolo Gianni Bosio, all’istituto Ernesto De Martino e alla Sagra della patata tosca a Santa Maria a Monte (Pisa), interrompendo il concerto per il passaggio di non uno, ma ben due cortei funebri; abbiamo cercato di animare e ri-animare il corteo del primo maggio di Empoli, reinsegnando a chi le aveva per tanti anni cantate le vecchie canzoni di lotta… Abbiamo suonato in centri sociali, nelle case del popolo e in feste di partito, in locali e teatri all’italiana, recentemente persino in una chiesa piemontese, siamo cresciuti relegando il vino al dopo concerto e studiando i libri e i dischi dei maestri. Abbiamo avuto l’onore di seguire i laboratori di questi maestri e con uno di loro abbiamo anche collaborato: la maestra Francesca Breschi!
Siamo di origine sanminiatese, la ridente San Miniato al Tedesco. E siamo stati 8 anni senza suonare a San Miniato (comune compreso). Ancora dobbiamo riscuotere il cachet del concerto del grande ritorno in patria.
Abbiamo suonato in tutta Italia, da Roma a Milano, da Torino a Carpi, fino a Bergamo, Modena e Fidenza… All’estero, Inghilterra e Belgio, e ancora oggi aspettiamo di fare un concerto a Firenze… (sì, è quasi vero).
Abbiamo creato cori popolari che si sono trasformati in famiglie straordinarie, con tutti i pro e i contro delle famiglie…
Abbiamo incontrato troppo presto uno straordinario cantore di musica popolare, abbiamo cercato di irreggimentarlo nelle nostre fragili concezioni musicali di allora… senza riuscirci. Dovunque tu sia, Serafino, perdonaci!
Abbiamo suonato in grandi teatri e nelle feste di partiti che oggi non esistono più, tra l’odore di frittura mista e quello dei bomboloni, con discutibili luci psichedeliche e addirittura il fumo che ci intossicava. Abbiamo combattuto il Liscio ma anche il Metal, uscendone sconfitti quasi sempre su entrambi i fronti. Ma non dimenticheremo mai le due volte in cui nelle feste di partito che ci ospitavano è mancata l’elettricità. Quelle due volte i potenti impianti della musica da ballo hanno taciuto e noi abbiamo staccato gli strumenti dai cavi e siamo scesi in mezzo al pubblico, continuando a cantare. È stato bello veder passare il megapulman dell’orchestra di Liscio romagnola che abbandonava la festa mestamente, mentre noi continuavamo in acustico a suonare e cantare davanti a un numero di persone sempre più grande.
Abbiamo pubblicato due dischi, ma il primo lo abbiamo registrato due volte. Quindi sono tre. Tre dischi, sia chiaro! Abbiamo incontrato persone straordinarie, studiosi e appassionati, cantori e cantanti, attori e musicisti. Ma soprattutto un numero inimmaginabile di pazzi, ciucchi e maniaci. Siamo migliorati col tempo a gestirli, ma non si finisce mai di imparare.
Abbiamo creato spettacoli teatrali con canti popolari, insegnando a bambini e adolescenti i canti tradizionali dell’emigrazione e della resistenza. Abbiamo combattuto strenuamente contro l’ottusità di certi insegnanti e ne siamo usciti vincitori grazie all’intelligenza di certi altri insegnanti.
Abbiamo affrontato viaggi rocamboleschi, i colpi di sonno di Simone, la necessita delle soste sigaretta di Alessandro, il tutto accompagnato da una certezza: se il sole è tramontato Ilaria dorme nel sedile di dietro. Sommersa da strumenti, zaini, valige, cd, giacchetti e mille altre cose, Ilaria dorme.
Ilaria dorme e Alessandro e Simone parlano dei massimi sistemi, di leggi elettorali e coalizioni post voto improbabili ma non impossibili. Ma se c’è il sole allora anche Ilaria è attiva e si discute di tutto, ci si scanna, si ride, si piange si maledicono tutti i santi del calendario e si parla di geografia. Ma Udine sarà in Piemonte? Chissà…
Poi a volte in macchina cantiamo. A sentirci da fuori potreste pensare che Ilaria stia stonando…ma non vedete che il sole è tramontato? Si è addormentata e continua a cantare per inerzia, un po’ meno intonata.
Siamo stati trattati molto bene e siamo stati trattati molto male. Abbiamo suonato molto bene e abbiamo suonato molto male. Abbiamo inventato il caba-folk e il porno-folk, cercando di sfruttare la nostra “bellezza” e la straordinaria capacità di apparire, talvolta, ridicoli…
I nostri capelli si stanno facendo bianchi e in alcuni casi se ne stanno proprio andando… Siamo meno giovani, meno ubriachi e speriamo meno cretini, ma non ci siamo dimenticati niente, anzi, forse ogni volta che saliamo su un palco ci ricordiamo di tutte queste cose e di tante altre. Per questo stasera vogliamo festeggiare insieme, perché la nostra storia è nostra ma anche di tante altre persone, è una storia di incontri che generano altri incontri, di piccoli ingranaggi che poi muovono tante cose, di luoghi scoperti e attraversati, di energia che si muove e smuove, di cose che prima non esistevano e dopo sì…è una storia che ci piace raccontare e raccontarvi e farci raccontare…ma soprattutto continuare a scrivere con voi.
Grazie a tutti!
Grazie a voi.